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Il tumore osseo metastatico è una è una condizione patologica secondaria causata da cellule cancerogene migrate da altri organi, nei quali si è sviluppato un tumore primario. Ogni anno, secondo i dati riportati dall’Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, i nuovi casi di metastasi ossea sono 35.0001. Le metastasi ossee sono responsabili di un alto indice di morbidità data dall’insorgenza di eventi scheletrici correlati (SRE), i quali interferiscono con la qualità di vita limitando l’autonomia delle pazienti, riducono la sopravvivenza e sono responsabili di alti costi per il servizio sanitario2.
I meccanismi che portano una cellula tumorale a staccarsi dalla sede primaria per dare origine a un tumore metastatico delle ossa non sono ancora del tutto chiari, ma si sa che alcuni tumori hanno maggiori probabilità di generare metastasi di questo tipo: è il caso dei tumori della mammella, della prostata, del polmone, della tiroide e del rene. Inoltre, a parità di sede del tumore primario, il rischio è più alto nei tumori di dimensioni maggiori e che hanno già raggiunto i linfonodi, o nei tumori di grado più elevato e quindi più aggressivi. Sono stati inoltre identificati alcuni cambiamenti genetici che favoriscono lo sviluppo di metastasi, mentre il rischio di metastasi ossee aumenta se il tumore primario ha già intaccato altri organi. Tutte le ossa del corpo possono essere sede di metastasi, ma in genere le più colpite sono quelle della parte centrale del corpo, in particolare la colonna vertebrale. Spesso le metastasi ossee raggiungono le ossa pelviche, le costole, il femore, l’omero e il cranio.
In un caso su quattro le metastasi ossee non danno sintomi e vengono scoperte nel corso di esami eseguiti per altre ragioni oppure nel corso degli approfondimenti che servono per definire lo stadio di un tumore primario. Nei restanti casi si possono verificare quelli che gli esperti chiamano eventi scheletrici correlati, una serie di segni e sintomi che possono far pensare a qualcosa che non va a livello dell’osso. Il sintomo principale è il dolore osseo. Inoltre, poiché le metastasi indeboliscono l’osso, anche le fratture diventano più frequenti. Quando le metastasi colpiscono la colonna vertebrale, si può verificare la cosiddetta compressione midollare: le metastasi schiacciano il midollo e di conseguenza interferiscono con i nervi che controllano il movimento, fino ad arrivare nei casi più gravi alla paralisi. Infine, a causa delle metastasi, il calcio contenuto nelle ossa si può riversare nel circolo sanguigno, aumentandone il livello nel sangue (ipercalcemia).
Il trattamento delle metastasi ossee ha in genere lo scopo di rallentare o bloccare la crescita delle cellule metastatiche e di ridurre i sintomi, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita del paziente. Nel caso di una singola o di poche metastasi le soluzioni terapeutiche sono la radioterapia e la chirurgia, mentre se sono più numerose e interessano diversi organi vengono principalmente utilizzati trattamenti sistemici, come quelli chemioterapici. Altre terapie più recenti che si sono rivelate efficaci sono quelle ormonali, quelle a bersaglio molecolare o l’immunoterapia, così come i radiofarmaci, i bisfosfonati e gli anticorpi monoclonali.
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